Provo a spiegarmi meglio: il mondo odontoiatrico è ricco di indicatori quantitativi: la dimensione degli studi, il numero delle poltrone, la quantità di impianti inseriti, il numero di pazienti trattati, la ricchezza accumulata e paventata, tutto ciò genera automaticamente degli underdog, ma siamo sicuri che la misura da osservare e perseguire sia la quantità?
Personalmente, credo di no.
Tralasciando l’etica e la deontologia che sono principi insindacabili di qualsiasi professione, uno studio odontoiatrico moderno deve dotarsi di parametri qualitativi oggettivi in diverse aree della propria attività e non rincorrere la chimera di essere più grandi, più capaci o, peggio, più ricchi di qualcuno. Quanto sarebbe tutto più bello se non dovessimo sempre rincorrere qualcosa o qualcuno?
In realtà una strada per fare in modo che tutti traggano un equo vantaggio dalla propria attività ci sarebbe, lo ha dimostrato John Nash nel 1950 in una elaborazione della famosa teoria dei giochi che le è valsa poi nel 1993 il Nobel in Economia.
La teoria battezzata come “equilibrio di Nash” ha dimostrato che in una competizione, il massimo risultato non deriva da un accordo tra le parti (non sarebbe consentito), bensì dall'adozione di strategie dominanti da parte di tutti i concorrenti, tali da garantire sia il migliore risultato possibile per ciascun concorrente che il migliore risultato collettivo.
Tutto il grande costrutto matematico che sostiene questa teoria sarebbe riassumibile in: “si ottiene il massimo se ci si preoccupa di fare il meglio per sé e per gli altri concorrenti”.
Nell’attesa che il mondo odontoiatrico maturi questa nuova coscienza strategica collettiva, e siamo ancora parecchio lontani, ognuno potrebbe cambiare la propria iniziando a identificare quali sono le aree più importanti cui applicare parametri qualitativi specifici.
La salute economico-finanziaria di uno studio odontoiatrico, ad esempio, dipende dall’osservazione di fattori diversi dall’andamento del fatturato, la capacità clinica non dipende dai numeri ma dai risultati a lungo termine, i pazienti non sono un numero sono persone, ma soprattutto, la principale risorsa dello studio.
I veri numeri da osservare, riguardo ai pazienti, sono la frequenza delle loro visite, se i loro figli sono in cura presso lo studio, se l’intero nucleo familiare compresi i nonni sono pazienti dello studio, se si stanno risolvendo anche i loro bisogni inespressi e asintomatici, se si stanno offrendo le cure che il territorio in cui si opera richiede.
Per fare tutto ciò oggi esistono strumenti di diagnosi precisi ed efficaci, ma il presupposto è maturare la conoscenza e la coscienza che sia questa la strada da percorrere e che la professione odontoiatrica non sia invece un rincorrere.
Sono innumerevoli i casi in cui gli underdog hanno sovvertito i pronostici, non significa che sono saliti tutti agli onori delle cronache, ma, più semplicemente, hanno ottenuto risultati che stimavano oltre le loro possibilità.
È successo in ogni campo: nello sport, nell’arte, nella scienza, nell’impresa, molto raramente per caso, più semplicemente per dedizione e concentrazione, aprendosi a saperi orizzontali rispetto ai propri, “rompendo gli schemi e facendo ciò che si ama” , come recita il brano che ha ispirato questo numero di Ingrandimenti.
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