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Stai per leggere il secondo numero di Ingrandimenti e per me questo è un grande successo. Due domeniche fa ho inaugurato questa newsletter un po' per gioco, un po' per curiosità e sono rimasto stupito e onorato di ricevere numerosi, ma soprattutto interessanti feedback.


Ingrandimenti nasce con l'idea di raccogliere i miei pensieri ed aiutarmi ad organizzarli, chiarirli e decodificarli, ma ancor di più per offrire a chi la legge una chiave di lettura, uno spunto di riflessione e condivisione da cui far nascere un confronto. 
Quindi spero che continui a sortire questo effetto, buona lettura!

Chi più spende meno spende?

23 APRILE 2023

In un recente articolo apparso su Il Sole 24 Ore, mi è capitato di leggere che la quota destinata dalle famiglie italiane alla spesa odontoiatrica sia calata sensibilmente negli ultimi anni. Dopo la ripresa dal Covid le spese per le cure odontoiatriche sono scese del 18%.

In un contesto di instabilità economica e sociale come quello in cui stiamo vivendo, con le ferite della pandemia appena rimarginate appare plausibile questa contrazione, ma leggendo attentamente i dati si nota, però, come nello stesso periodo le spese per la salute in generale siano rimaste tutto sommato invariate, questo significa che abbiamo tolto risorse economiche per la nostra salute orale ridestinandole ad altri bisogni sanitari.

Questo dato pone molte riflessioni e molti quesiti, ma, su tutti, uno: perché? Per quale motivo non abbiamo deciso di risparmiare sulla nostra salute generale ma solo sulla salute della nostra bocca?

L’unica risposta plausibile è che la salute orale in Italia si assesti su valori di eccellenza e che, contestualmente, la coscienza degli italiani non sia così sensibile da essere turbata dai numerosi messaggi sulla prevenzione. Purtroppo, però, non è così. Le malattie orali sono in aumento, la sola parodontite segna livelli di diffusione, nelle sue varie forme di gravità, che si assestano sul 50% della popolazione, ma i dati mostrano che solo una piccola parte di questi pazienti ricevono cure: solo il 2%. Perché?

Non è semplice districare questa matassa di incongruenze, proviamoci con un nodo per volta.

La dottrina del marketing ci insegna che qualsiasi scelta parte dalla consapevolezza di avere un bisogno, ma se il problema non si presenta in maniera espressa e chiara non ne avremo mai la consapevolezza e difficilmente percepiremo di doverlo risolvere. Questo è il vantaggio competitivo e subdolo delle malattie asintomatiche, come la parodontite, che cresce silente per buona parte del suo decorso e non ci dà alcuna informazione circa il nostro bisogno di curarla. 

Le grandi spinte, le campagne massicce, i deterrenti economici spesso non sortiscono l’effetto sperato, basti pensare tutto quello che da anni si è messo in campo per limitare il fumo e probabilmente anche con le malattie orali non è questa la strategia migliore per convincere i pazienti a recarsi in studio (è dal 1980 che ogni anno si organizza il mese della prevenzione dentale…).

Spesso davanti alla difficoltà di avere nuovi pazienti, o al semplice desiderio di averne di più, gli operatori più scaltri (e meno informati) ricorrono all’abbassamento dei prezzi come strategia risolutiva. È in corso una vera e propria rincorsa ad abbassare i prezzi dei servizi odontoiatrici più diffusi e siamo circondati da messaggi promozionali che ormai fatichiamo a distinguere da quelli di altri prodotti di uso comune.

A spiegarci quanto poco efficace e, soprattutto, molto rischioso sia questo comportamento ci ha pensato George Akerlof in una teoria meritevole, peraltro, del premio Nobel per l’economia nel 2001. A partire dalle osservazioni di un altro economista vissuto nella seconda metà del 1500, Sir Thomas Gresham (“la moneta cattiva scaccia quella buona”), il Prof. Akerlof teorizzò che quando in un mercato l'informazione è distribuita in maniera asimmetrica (ad esempio i pazienti non sanno se il bene che stanno per acquistare è di buona qualità o assolutamente scadente), allora quel mercato è a rischio di fallimento. 

Non potendo valutare in maniera precisa la qualità del bene prima di averlo acquistato, infatti, i pazienti saranno disposti a pagare al massimo un prezzo pari alla media degli stessi beni presenti sul mercato. Quel prezzo però, alla fine, si rivelerà adeguato per un bene di qualità media o bassa, ma insufficiente per uno di qualità alta, il cui distributore, quindi, deciderà di non vendere a favore di uno di qualità inferiore. 

Se non vogliamo che questi mercati implodano, occorre mettere in atto alcune contromisure: la prima sicuramente è evitare la discesa dei prezzi che, inesorabilmente, trascinerà con sé la qualità dei servizi erogati fino a non renderli più idonei a soddisfare il bisogno originario.
Questo fenomeno si verifica, ricorrentemente, in ogni dove, ogni qual volta l'informazione circa la qualità di un bene o di un servizio è nota a qualcuno, ma non a tutti. 

Piuttosto che continuare a rinunciare a buona parte dei ricavi abbassando i prezzi, sarebbe meglio rinunciare a una piccola parte dei ricavi investendoli in azioni volte a ridurre l’asimmetria informativa tra i pazienti e i beni che devono scegliere, questo, oltre a generare consapevolezza nei pazienti garantirebbe al mercato odontoiatrico una prognosi più lunga e sicura.

Chi più spende meno spende? Certamente, ce lo stanno dicendo dal 1500.

Ingrandimenti è una newsletter curata da Roberto Ferrari, che esplora da vicino - una domenica sì, e una no - i fenomeni che il settore odontoiatrico sta attraversando.
Un diario di appunti, riflessioni e punti di vista maturati in 35 anni di… (in modo da descrivere chi sei).

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Alla prossima, buon weekend!


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